La grande macchia solare AR4079 e il ricordo dell’Evento Carrington

5 Mag 2025

La grande macchia solare AR4079 e il ricordo dell’Evento Carrington

Di Romano Serra e Thomas Mazzi

Il Sole, in questi giorni, ci guarda con un’intensità insolita: una vasta macchia solare, classificata come AR4079, ha attirato l’attenzione di scienziati e appassionati. Con i suoi circa 140.000 km di estensione – più di dieci volte il diametro della Terra – questa regione attiva si sta rivelando una delle più imponenti del ciclo solare attuale.

La mattina del 4 maggio, con l’aiuto dell’eliostato del Museo del Cielo e della Terra, abbiamo osservato direttamente la macchia. Al suo interno è visibile una particolare struttura: un “ponte di luce” che collega le due aree principali della regione attiva, segnale di un’intensa attività magnetica.

Nonostante le dimensioni e la complessità della sua struttura, AR4079 finora non ha prodotto brillamenti solari di classe elevata né significative espulsioni di massa coronale (CME), gli eventi che più comunemente generano aurore e possono avere effetti sull’ambiente tecnologico terrestre. Ma questo potrebbe cambiare nei prossimi giorni: il suo campo magnetico è “carico” e potenzialmente instabile.

Un possibile déjà-vu dell’Evento Carrington?

Quando si osserva una macchia di queste proporzioni, il pensiero corre inevitabilmente a un evento storico: il celebre Evento Carrington del 1859. Il 1° settembre di quell’anno, l’astronomo britannico Richard Carrington osservò un gigantesco brillamento solare che, meno di 18 ore dopo, diede origine alla più potente tempesta geomagnetica mai registrata in epoca moderna.

Le conseguenze furono straordinarie:

  • Aurore polari visibili fino ai Caraibi
  • Sbalzi nei campi magnetici terrestri che fecero impazzire le bussole
  • Interferenze e incendi nelle linee telegrafiche, allora principale infrastruttura di comunicazione

Se un evento simile accadesse oggi, in un mondo iperconnesso e dipendente da satelliti, reti elettriche e GPS, le conseguenze sarebbero potenzialmente molto gravi: blackout, interruzioni delle comunicazioni, danni a satelliti e infrastrutture spaziali.

Cosa aspettarsi nei prossimi giorni?

Anche se AR4079 non sembra, al momento, destinata a replicare l’intensità della macchia del 1859, la sua attività potrebbe comunque dar luogo a aurore polari visibili anche a latitudini medie, come accaduto già nel maggio 2024, quando cieli italiani si tinsero di verde e rosso. Per questo, occhi puntati al cielo notturno, perché potremmo assistere a un nuovo spettacolo di luci danzanti, un raro dono del nostro astro più vicino.

Credit foto: Thomas Mazzi – Associazione Astrofili Centesi