Un’eco dal passato

18 Ago 2025

di Thomas Mazzi

Non tutti sanno che il progetto del metal detector che stiamo usando ha una storia incredibile, che affonda le radici nella Seconda Guerra Mondiale.

Immaginatevi i soldati, costretti ad avanzare in territori pieni di pericoli invisibili: i campi minati. Serviva una soluzione, qualcosa che potesse “sentire” cosa si nascondeva sotto terra.

L’ingegno umano, come sempre, ha trovato una via. Fu l’ingegnere polacco Józef Kosacki a sviluppare un cercamine portatile e affidabile. L’idea era geniale e si basava sul principio dell’induzione elettromagnetica.

Il dispositivo, noto come metal detector a frequenza di battimento (BFO), utilizzava due oscillatori. Uno aveva una frequenza fissa (quello nella nostra radio), mentre l’altro, dotato di una bobina usata come sensore (quello del nostro circuito LC), oscillava a una frequenza leggermente diversa. Quando la bobina veniva avvicinata a un oggetto metallico, la sua frequenza di oscillazione cambiava. Questa variazione creava un “battimento”, ovvero un cambiamento nel tono del suono che l’operatore percepiva.

Più il tono cambiava, più il metallo era vicino o grande. Un sistema semplice nato da un’esigenza di sopravvivenza. Oggi, quella stessa tecnologia, affinata e modernizzata, ci aiuta a svelare i segreti sepolti. Una storia di sfide e ingegno che continua a vivere.

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Si ringrazia Thomas Mazzi del Associazione Astrofili Centesi https://www.astrofilicentesi.it/ per la collaborazione.