Venere “Il gemello diabolico”

Venere ripresa all’infrarosso ed all’ultravioletto dalla sonda Akatsuki (JAXA)

Prende il nome dalla dea romana dell’amore e della bellezza. È l’oggetto naturale più luminoso del cielo notturno dopo la Luna. I popoli antichi lo chiamarono “Stella del mattino” o “Stella della sera” (Lucifero e Vespero), per via del fatto che si può osservare soltanto poco prima dell’alba o poco dopo il tramonto, fino a quando Pitagora scoprì che si trattava dello stesso oggetto: Venere.

Fino agli inizi degli anni ’60 gli scienziati non avevano alcun dato elementare da cui trarre informazioni per lo studio di Venere. Questo a causa della sua atmosfera: una coltre di nubi bianco-giallastre densa e impenetrabile. Gli studiosi pensavano che, grazie alla sua vicinanza con il sole, fosse caldo e umido, simile a un paradiso terrestre, con temperature simili a quelle del nostro pianeta: la culla perfetta per la vita.

Purtroppo i sogni non sempre vanno a buon fine, anzi in questo caso si trasformarono in incubi. L’Unione Sovietica nel 1961 iniziò il programma Venera, che continuò fino al 1983, mandando 16 sonde per l’esplorazione del pianeta, alcune delle quali riuscirono ad atterrare e raccogliere dati dalla superficie. Con pressioni al suolo tra 75 e 100 atmosfere e temperature superiori ai 400 gradi i lander non ebbero certo vita facile e registrarono un ambiente ben lontano dall’Eden immaginato fino ad allora. La NASA iniziò il suo programma di esplorazione di Venere nel 1962 con il programma Mariner, che consisteva nel lancio di una serie di sonde spaziali per lo studio di Marte, Venere e Mercurio. Tre di questi veicoli riuscirono con successo ad effettuare un fly-by, un volo ravvicinato, trasmettendo dati molto importanti verso la terra. Ma fu soltanto grazie alle missioni Magellano (NASA), Venus Express (ESA) e Akatsuki (JAXA) che molti enigmi del pianeta vennero finalmente svelati.

(Immagine di copertina JAXA/ISAS/DARTS/Kevin M. Gill)

Venere poteva essere simile alla Terra ma purtroppo miliardi di anni fa prese una strada diversa, fino a diventare l’infuocata massa rocciosa attuale. Ha una temperatura superficiale che può fondere il piombo: oltre 460 °C. La pressione al suolo supera di 92 volte quella terrestre: per intenderci è equivalente alla pressione che troveremmo a circa mille metri di profondità in un oceano della Terra. L’atmosfera è composta principalmente da anidride carbonica e in piccole parti da azoto che, insieme alle nubi di anidride solforosa che si trovano al di sopra della densa atmosfera, creano il più forte effetto serra del Sistema Solare. Questo rende la superficie di Venere la più rovente di qualunque altro pianeta, persino di Mercurio, nonostante la maggiore vicinanza di quest’ultimo con il sole.

Venere compie una rotazione completa sul proprio asse in 243 giorni terrestri, in senso inverso rispetto agli altri pianeti del Sistema Solare, ad eccezione di Urano. Questo significa che, avendo la possibilità di soggiornare su Venere, dovremmo guardare verso ovest per gustarci un alba venusiana e verso est per il tramonto. Paradossalmente il nostro “gemello” per compiere il suo moto di rivoluzione attorno al sole impiega 224 giorni. Studi fatti attribuiscono la causa della lenta rotazione e del senso inverso, ad un oggetto di notevoli dimensioni che ha impattato con il pianeta in passato.

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